Comitato Interprovinciale Marce Sportive (C.I.M.S.)

 
Accordo Stato-Regioni
091 del 5 agosto 2014 circa gli eventi sportivi
Per prendere contatti con un gruppo DEU per il servizio di soccorso sanitario, gli organizzatori possono rivolgersi al numero 347/6080273 valendosi di medici abilitati alla rianimazione ed all'uso del defibrillatore a costi calmierati
Convenzione con l'AOUP
per la certificazione agonistica e non
Home > Articoli e foto > Articolo
Intervista a Claudio Cecchella, presidente del Cims-Trofeo delle 3 Province
Intervista a Claudio Cecchella, presidente del Cims-Trofeo delle 3 Province

1. Il podismo non competitivo in Toscana: come nasce e come si sviluppa?

c.c.: Il podismo non competitivo nasce agli inizi degli anni settanta, in occasione della prima grande crisi del dopoguerra, denominata della austerity, quando le nostre città sono state chiuse al traffico la domenica. E' stato uno sconvolgimento di costumi dei singoli e delle famiglie, che si sono rovesciate sulle strade e sulle piazze a piedi, come in un incisione del settecento, riappropriandosi di nuovi valori culturali. I più sensibili hanno iniziato ad "organizzare" questo desiderio collettivo di recuperare lo strumento (le gambe e i piedi) che la Natura ha donato all'uomo per trasferirsi da un luogo ad un altro: così nascono i primi calendari.
Questo movimento combacia in quegli anni perfettamente con gli amanti dell'escursionismo montano (Cai docet!), tanto che i primi primitivi calendari di marce, si caratterizzano per percorsi montani nelle colline pisane o livornesi o nell'appennino, con distanze cospicue, qualche volta rapportate alla tradizionale distanza della Maratona.

2. Quando si arriva alla costituzione del Comitato delle Tre Province?

cc.: Il Comitato nasce nel 1974, come movimento spontaneo (un atto costitutivo registrato è solo di questi ultimi anni...), consorzio tra i nascenti gruppi podistici con il quale viene annualmente organizzato un calendario di marce e verificato in occasione degli eventi il rispetto del regolamento, che si fonda sul divieto di classifiche, che non siano le marce percorse e i chilometri fatti, in vista di un trofeo che sarebbe stato consegnato a fine stagione a chi avesse superato certe soglie prefissate di marce o chilometri. Dal Comitato interprovinciale, nascono - per la propensione tipica dei toscani a configgere -, come costole il Comitato lucchese e il Comitato pisano, con le quali oggi il Cims ha un ottimo rapporto di collaborazione, in vista della diffusione della pratica non competitiva della corsa.

3. Chi è oggi il podista più presente alle non competitive? Vogliamo tracciarne un profilo?

cc.: C'è un podista Fabio Giusti di Pisa che ha percorso tutte le marce in calendario per oltre trenta anni e tutt'ora continua indefesso a marciare non ancora sopito dalle decine di migliaia di chilometri percorsi.
Ci sono quasi ottantenni, che fanno altrettanto, non marciando ma correndo, come Gilgi dei due Arni e Squadrone del Marathon club.

4. Qual è oggi la situazione del movimento non competitivo in Toscana? Quali sono i suoi punti di forza e quali le criticità?

c.c.: Il movimento si è ormai consolidato con la presenza di una media di 800/1000 podisti a marcia e in caso di marce concomitanti di più Trofei sino a 3-4000 marciatori, fino ai vertici di Porcari e Marlia con rispettivamente 7000 e 10.000 partecipanti. La criticità maggiore è l'età dei partecipanti; stenta a muoversi una forte continuità generazionale, che è il mio cruccio maggiore. Per questa ragione, consapevole che non è facile svegliare il giovane alle 6 del mattino della domenica, ho promosso i calendari delle corse del sabato, per avvicinare i più giovani ai valori culturali e ambientali del podismo non competitivo.

5. Correre slow significa abbracciare anche una filosofia di vita al rallentatore: dallo slow food al movimento del downshifting, dalla decrescita felice al neo-frugalismo è tutto un moltiplicarsi di tendenze che ci invitano a "scalare le marce". Pensi sia solo una moda passeggera o davvero lo spirito competitivo ha i giorni contati? Ritieni che quest'orientamento possa avvantaggiare il mondo dello sport non competitivo?

c.c.: Senz'altro il diffondersi, anche su indicazione della Medicina, di pratiche che favoriscono la camminata veloce, anziché la corsa, che ha effetti traumatici sulla schiena, sulle ginocchia e sui tendini, nutrono le fila dei non competitivi, a cui sono in qualche modo condannati, diciamo così a fine carriera, gli stessi competitivi. Non ritengo tuttavia auspicabile, e non dovrebbe essere vista positivamente, la fine del podismo competitivo, a cui devo invece aprirsi i più giovani, reclutati nelle scuole. Questo per rinvigorire le file dell'atletica italiana, ai fini della partecipazione della nostra federazione ai grandi eventi dell'atletica mondiale, sotto i colori della Nazionale.

6. I partecipanti alle competitive e gli atleti non competitivi sono di solito considerati due "universi paralleli" (anche per le differenti età di chi ne fa parte). Da cosa pensi nasca questa sorta di reciproca diffidenza e quali potrebbero essere invece i punti di contatto?

c.c.: Da quando condivido un incarico dirigenziale in seno al Cims, quale presidente, ho avversato l'ideologico contrasto tra questi due mondi. Al contrario, secondo esperienze ben note nel Nord Italia, dove esistono minori motivi di polemica, che invece fanno parte dell'indole del Toscano, una non competitiva può accompagnare una competitiva (e nel calendario Cims esistono degli esempi, come la mezza maratona e la maratona di Pisa). Questo purché le due competizioni si snodino su percorsi diversi, con rispetto delle diverse tradizioni e regolamenti, questo perché la marcia non diventi un appendice trascurata della corsa. Per questa ragione la concomitanza rende necessario un particolare accordo organizzativo tra Gruppo e Cims, per preservare l'autonomia della marcia non competitiva. Questa idea invero non è apprezzata da tutti i Comitati, ad esempio in quello lucchese resta la regola sul divieto della concomitanza.
Non si dimentichi poi che se non vi fossero i podisti non competitivi, alcune manifestazioni competitive come le maratone e le mezze non potrebbero reclutare volontari per assicurare sicurezza e ristori ai podisti competitivi.

7. Podismo non competitivo significa anche riscoperta delle tradizioni locali, valorizzazione dei territori, attenzione ai progetti di solidarietà. Ti sembra che le istituzioni toscane siano sufficientemente sensibili verso questi temi?

cc.: Le istituzioni toscane, dai Comuni alla Regione sono del tutto assenti e non aiutano il movimento del volontariato che costituisce le fondamenta delle marce non competitive, nonostante che la corsa o la marcia sia la migliore terapia per le persone meno giovani (con un enorme risparmio in termine di servizio sanitario e spesa farmacologica), siano grande fattore di aggregazione (si formano amicizie e incontri straordinari la domenica delle non competitive), siano veicolo di valorizzazione delle tradizioni e della storia locale (vengono percorsi i più bei borghi medioevali di toscana), costituiscono un immersione nella natura che non ha concorrenti, grazie anche alla bellezza delle campagne e dei colli della nostra regione.

8. Cosa ti auguri per il futuro delle corse non competitive?

c.c.: Giovani competitivi che premono per allenarsi nelle non competitive, a fianco dei loro padri e delle loro madri, a nutrire le fila del podismo non competitivo. Una maggiore sensibilità dello Stato e degli Enti pubblici territoriali, nella promozione e nella diffusione della pratica. L'inserimento di un rappresentante del podismo non competitivo negli organi federali dell'atletica nazionale.