Comitato Interprovinciale Marce Sportive (C.I.M.S.)

 
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Atmosfere del tardoseicento

di Claudio Cecchella

La luminosità alta del primo mattino primaverile e questa atmosfera finalmente libera dai rigori invernali, pure attraversata da turbolenze provenienti da nord che spingono altrove i vapori del primo mattino, mi hanno spinto, nonostante l'infortunio del giorno prima, a condividere il trionfo della corsa amatoriale non competitiva che è Marlia, con i suoi quasi settemila.
Stamani mi sveglio alle sei, com'è consuetudine la domenica, e mi interrogo su cosa potrò fare in sostituzione della santificazione della festa del podista, ancora preoccupato per la brutta colica del giorno precedente, poi mi determino all'appuntamento con gli amici del gruppo, pensando ad un itinerario, non dico breve, ma almeno intermedio.

L'urologo mi dice che la corsa non nuoce, basta bere, bere tanto.
Così ingurgito acqua e té ai ristori, e faccio tanta acqua, imponendo inattese soste ai miei compagni casuali del momento. E' una domenica di incontro con Alessandro Piccini ed è tutto un ricordare le nostre imprese, come una condivisa Pistoia Abetone e imprese future, come una tappa intermedia del Passatore e ancora la Pistoia Abetone di questo anno, dove ho già un appuntamento con Arturo e Michele e senza colpo ferire eccomi al termine dei ventiquattro, dopo avere contemplato il seicento di villa Torrigiani e del suo giardino all'italiana, il tardo seicento di Villa Mansi, il cinquecento di Villa Oliva e le forme più severe di Villa Reale e tutte le altre, correndo tra statue, giochi d'acqua, viali cipressati, orti coltivati, annessi che hanno il sapore di un mondo che ci ha definitivamente lasciati, ma che in lucchesia lascia testimonianze storiche, come i fienili di cotto, unici nel loro genere, trasformati in stanze abitate da abili architetti.
A villa Torrigiani l'incontro con Ennio B., presidente dell'Ortaccio, che mi oppone la sua filosofia anticompetitiva, sostenendo che il denaro dei molti amatori contribuisce nelle maratone ai premi di pochi competitivi, ma è vano il mio e il tentativo di Alessandro di precisare che noi interpretiamo anche le maratone come tapasciate senza orologio, dove condividiamo la comunione con i compagni di corsa e ci basta.
Ma esiste un angolo di questo straordinario itinerario dell'amico Ruggero e dei suoi compagni di gruppo, la salita ripida, dopo villa Torrigiani, verso Matraia, quando la strada si fa progressivamente affollata, col ricongiungimento con la venti e la sedici: qui lo sguardo domina tutta la lucchesia e la cornice dei monti lontani, da un lato le Apuane, dall'altro i colli pisani, e qui l'incontro con vecchie chiese abbandonate, in pietra di tufo, segno della loro semplicità romanica, come quella di San Quirico. Sentiamo di lontano i suoni di un tempo, lo scampanìo della Messa Solenne annunciata dai campanili di campagna.
Giungiamo presto a Matraia, crocevia delle nostre imprese estive, quando saliamo verso le Pizzorne, popolata dei suoi abitanti, che dai café e dal sagrato della Chiesa ci guardano sorridenti, e di stranieri che sul cotto esterno dell'agriturismo di turno consumano compiaciuti ricche colazioni con tovaglie candide e porcellane Richard Ginori, condividendo con noi questo angolo unico di Toscana.
All'epilogo soccorro Alessandro De Cristofano in visibile attacco influenzale e mi godo con lui, mentre conduco la sua Alfa, la Lucia di Lammermoor di Donizetti e un concerto brandeburghese del genio bachiano, in piena sintonia con le atmosfere seicentesche nelle quali ci siamo immersi per qualche ora, grazie agli amici di Marlia.