Comitato Interprovinciale Marce Sportive (C.I.M.S.)

 
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LA MIA VENTESIMA 100 KM. DEL PASSATORE
Il fascino dell'avventura inalterato nel tempo.

di Maria Luisa Tognelli

C'è talvolta nell'uomo qualcosa di irrazionale, quel pizzico di sana follia che è il sale della vita per cui egli diventa unico e compie "imprese" che ai cosiddetti benpensanti possono sembrare inutili e vane, ma che in realtà lo innalzano, poiché non hanno come scopo né interessi né lucro, ma soltanto poesia, elevazione dello spirito, soddisfazione dell'animo, godimento di sensazioni e gioie impalpabili per molti incomprensibili.
Ma lasciamo da parte questi discorsi che possono sembrare soltanto vaneggiamenti di una "centista".
Ho concluso da pochi giorni (tre per l'esattezza) il mio ventesimo Passatore e già mi trovo a fare bilanci e a pensare con grande nostalgia a quando cominciai nel lontano 1983.
Questa volta ho sofferto molto, forse quest'anno, per me assai travagliato, sarebbe stato più saggio rimandare e non farne di niente, ma non so perché la mia irrazionalità l'ha avuta vinta ancora una volta su quelli che chiamiamo saggezza ed equilibrio.

Sabato in Piazza della Signoria le stesse emozioni di sempre e l'incontro con tanta umanità diversa per provenienza, per cultura, per età, ma certamente tutta sulla stessa lunghezza d'onda ed accomunata da un unico desiderio, quello di arrivare in Piazza del Popolo a Faenza. Prima dello sparo c'è tensione, ansia, inquietudine; dopo il nervosismo si placa, la tensione si allenta ed ognuno prende il suo passo mentre passa, per la verità un po' assente, in mezzo alla folla numerosa che si accalca ai lati della strada, una folla che forse non ci capisce ma che ugualmente ci applaude e ci incoraggia.
Ora la prima meta è Fiesole e quindi comincia ben presto la salita, mi raccolgo come sempre nei miei pensieri e talvolta "guardo" ciò che mi circonda ma in effetti non sempre "vedo". Dopo Fiesole seconda tappa Vetta Le Croci; qui incontro mio marito che mi supporta e sopporta con pazienza prima durante e dopo questa amata fatica che tutti temiamo, ma attendiamo con ansia per un anno intero. E' il trionfo dell'irrazionale, non ci sono dubbi!
Intanto ecco che il percorso, almeno fino a Borgo San Lorenzo, scende gradatamente e questo mi incoraggia ed aiuta a procedere ammirando il paesaggio attorno, immersa nel silenzio che solo le auto in transito interrompono, poiché per la via siamo veramente in pochi ed ognuno di noi è chiuso in se stesso e lotta con la sua paura di non farcela.
Il Passatore, questa 100 km. senza dubbio la più bella del mondo, ma anche abbastanza dura ed insidiosa, costituisce sempre un punto interrogativo, ti vuole vedere in faccia, come si suol dire, e non basta un fisico allenato e resistente, ma occorrono anche nervi saldi, un buon equilibrio psicologico, capacità di soffrire oltre a quel pizzico di sana follia di cui parlavo all'inizio.
Per me che soffro il caldo in maniera esagerata, dopo Borgo San Lorenzo comincia un po' di sollievo, il sole è ormai tramontato, si va verso il fresco ed anche se inizia ben presto la salita almeno respiro e posso affrontare i tornanti che mi aspettano con positivo coraggio.
Inutile che vi dica che ormai conosco ogni angolo, ogni arcata, ogni fonte e quando vedo le lucine di un piccolo cimitero capisco che sono quasi giunta al punto più alto, al Passo della Colla e che da qui comincerà il conto alla rovescia nonostante siamo molto lontani dalla meta.
E' molto importante dividere mentalmente il percorso e pensare di volta in volta alla tappa successiva anziché alla meta finale:sono piccoli trucchi che si imparano con l'esperienza, ognuno ha in fondo i suoi segreti per superare le difficoltà di una prova di fondo così particolare. E avanziamo di nuovo in discesa, ormai è notte fonda, tutti dormono tranne gli organizzatori e noi solitari "fantasmi"; un pensiero va anche ai primi già nelle braccia di Morfeo, li invidiamo un po' tanto.... ma siamo contenti anche così: non è da tutti avere il coraggio di affrontare il Passatore. Passiamo per i luoghi dove il famoso brigante Stefano Pelloni fece, prima di darsi alla macchia, il traghettatore del Lamone e ce ne ricordiamo specialmente quando ormai siamo a Marradi, terra di confine tra Toscana e Romagna, due regioni che si incontrano e scontrano con le loro peculiari caratteristiche che si fondono e confondono pur restando in fondo nette e distinte ed ugualmente incisive. A noi "centisti" questi luoghi sono entrati nel cuore e nella pelle prepotentemente, almeno a me è successo così.
Dopo Marradi procediamo attendendo l'alba; ai lati vaste distese di grano e di avena si cullano dolcemente alla brezza del mattino, le lucciole che ci hanno accompagnato nel buio spariscono.
Camminiamo con l'insidia del sonno mentre cerchiamo di prendere coscienza dei chilometri percorsi e di quelli ancora da affrontare ed i nostri pensieri si fanno più personali, più intimi e per me il confronto tra il mio "modesto essere" rispetto all'immensità che mi sovrasta prevale su tutti gli altri e talvolta avverto quasi la sensazione di soccombere; ma per fortuna, in simili condizioni, ogni pensiero è abbastanza fugace e passeggero poiché il mio involucro è abbastanza dolorante e le vesciche ai piedi si fanno presenti e nella scarpa destra due sassolini mi infastidiscono.
Tuttavia procedo con determinazione ed ecco la Rocca di Brisighella, un meraviglioso miraggio, preludio del traguardo dopo quei dodici km. circa di rettilineo, sotto il sole ma con l'incoraggiamento di tanti ciclisti e di tanta umanità che sembra capire il nostro sforzo e la fatica di una notte insonne. Penso ora alle scarpette del mio nipotino appese nell'auto insieme al suo incoraggiamento "Dai nonna, hai le mie scarpette, ce la farai !" Ce l'ho fatta anche questa volta e l'abbraccio di Piazza del Popolo a Faenza è già un premio incommensurabile.
Ho finito così la mia ventesima 100 km. del Passatore e prima di tutto ringrazio Dio che mi ha concesso questo privilegio e dedico questo traguardo al mio nipotino Gualtiero con le cui scarpette ho simbolicamente corso, e a tutti coloro che mi stimano ed hanno sempre creduto in me. E non vorrei dire addio al Passatore, perché non si sa mai, per quel pizzico di sana follia.....